Oggi vi propongo questa semplice ricetta, patate alla coque con crema di Parmigiano, ma prima voglio raccontarvi di ciò che ho fatto sabato.
Ho avuto l’onore e il piacere, insieme ad alcune amiche blogger, di visitare un caseificio, in particolare il Caseificio di Coduro a Fidenza.
Qui ho potuto seguire da vicino la preparazione del formaggio italiano per eccellenza, il Parmigiano Reggiano.
Ho potuto constatare quanto lavoro c’è dietro, per produrre questo prodotto che tanto è usato sulle tavole di tutta Italia e ormai di tutto il mondo.
Eccoci qua, pronte all’assalto del caseificio…
Abbiamo assistito alle innumerevoli fasi, necessarie, alla produzione, dove l’apporto umano dei casari ha ancora una grande importanza.
Il prodotto per essere DOP, deve essere fatto nel suo luogo d’origine, rispettando una serie di regole che comprende le province di Parma,
Reggio Emilia, Modena, Mantova alla destra del fiume Po e Bologna alla sinistra del fiume Reno – una superficie di circa 10.000 km2).
In questa zona deve avvenire la produzione di latte, la trasformazione in formaggio, la stagionatura fino all’età minima (12 mesi) e il confezionamento e la grattugiatura del Parmigiano Reggiano DOP.
Questo è molto importante e di conseguenza non è assolutamente possibile produrre il Parmigiano Reggiano con latte proveniente da altre regioni o addirittura dall’estero, il legame con il territorio tutela la qualità del prodotto.
Una serie di norme regolano la produzione, come l’alimentazione delle mucche da latte che prevede l’uso di mangimi
vegetali a base di cereali quali orzo, frumento, mais… (acquistati da imprese mangimistiche accreditate presso un apposito Albo dei Mangimisti istituito dal Consorzio del Parmigiano Reggiano).
Un’altra importante regola per l’alimentazione delle bovine imposta dal Disciplinare vieta l’uso di foraggi fermentati.
Pertanto, è vietato l’uso degli insilati di mais, che sono invece largamente usati in altre parti d’Italia.
Infatti, questi foraggi fermentati determinano la presenza nel latte di batteri (clostridi sotto forma di spore, resistenti al calore) che sono causa di fermentazioni dannose che provocano dei difetti al formaggio durante la lunga stagionatura (gonfiore nella pasta dovuto a produzione indesiderata di gas).
L’unico modo per eliminare queste dannose attività microbiche è l’uso di additivi o di tecniche fisiche di centrifugazione del latte, ma i produttori si sono sempre opposti a adottare pratiche non naturali e per cui nella produzione di Parmigiano Reggiano è assolutamente vietato l’uso di qualsiasi additivo.
La stagionatura minima è di 12 mesi (il più lungo periodo di stagionatura minima di tutti i formaggi DOP), ma è intorno ai 24 mesi che il Parmigiano Reggiano raggiunge la maturazione adatta ad esprimere le caratteristiche tipiche.
Può stagionare anche oltre, fino a 36 o 48 mesi o anche di più, manifestando aromi e profumi inesplorati.
Nella stagionatura, grazie all’azione degli enzimi liberati dai batteri lattici, le proteine vengono scomposte in pezzi più piccoli, in peptidi e addirittura in amino-acidi liberi, mattoni base della catena proteica (proteolisi). Questa azione di scomposizione proteica determina le proprietà della struttura e sensoriali del Parmigiano Reggiano e la sua alta digeribilità.
Ogni forma prodotta, viene sottoposta ad un controllo qualità prima di essere messa in commercio.
Dopo gli innumerevoli passaggi e il giusto tempo di stagionatura, si può passare alla degustazione.
A seconda dei differenti gradi di stagionatura, si può avere un percorso sensoriale differente, sia al tatto, dal più morbido ed elastico al più croccante e friabile, sia al gusto più delicato leggermente acidulo, al più sapido e fruttato.
Aromi di fieno, yogurt e anche frutta si possono percepire durante la degustazione.
Vi consiglio di fare una visita ai caseifici, questo week end è quello giusto, i caseifici saranno aperti al pubblico, è un’esperienza da fare per capire e apprezzare maggiormente, se ancora ce ne fosse bisogno, la qualità di questo prodotto.
Caseifici aperti – 25 e 26 Aprile 2015
Dopo la visita al caseificio, ci siamo spostati in un posto da favola per degustare il Parmigiano in cucina, ma questa parte ve la propongo nel prossimo post.
Per oggi vorrei raccontarvi la mia ricetta.
Patate alla coque con crema di Parmigiano | | Print |
- 8 patate novelle
- 8 uova di quaglia
- 2 cucchiaini di olio EVO
- 2 pizzichi di sale
- 1 cucchiaio di farina
- pepe macinato d fresco q.b.
- 8 rametti di timo
- 50 ml di panna fresca bio
- 80 g di Parmigiano Reggiano 24 mesi
- In una capiente pentola portate ad ebollizione abbondante acqua, fate ammorbidire le patate per circa 15'.
- Quando le patate saranno pronte, tagliatele per la parte corta, non esattamente a metà, ma come se doveste togliere un coperchietto, con un cucchiaino o coltello, svuotate delicatamente le patate (vedi foto di seguito).
- Mettetele in piedi come se fossero dei bicchierini, io mi sono aiutata con della carta di alluminio.
- Spolverizzate con un pizzico di sale, una macinata di pepe fresco, un filo d'olio e ponete un rametto di timo all'interno di ognuna di esse.
- Passatele in forno per circa 15' a 200°C.
- Nel frattempo preparate la crema di Parmigiano, in un pentolino versate dell'acqua e inserite un altro contenitore, per la cottura a bagnomaria.
- Versate la panna e iniziate a scaldarla, man mano aggiungete il parmigiano grattugiato, continuando a mescolare.
- Quando il Parmigiano si sarà sciolto, continuate a mescolare e in caso voleste addensare maggiormente aggiungete un cucchiaio di farina. (per le dosi di Parmigiano e panna, regolatevi anche a seconda di quanto volete sapida la crema, più Parmigiano la renderà più saporita)
- Spegnete e fate intiepidire la crema, mettetela in una sac à poche e fatela raffreddare completamente in frigorifero.
- Sfornate le patate, togliete il rametto di timo e sgusciate un uovo di quaglia dentro all'incavo di ogni patata, infornate nuovamente per 5' al massimo.
- Sfornate e decorate con la crema di parmigiano.
Queste patatine le ho proposte per il brunch e mi è piaciuta l’idea di portarle in tavola come se fossero delle uova alla coque.
5 Comments
Marghe
14 Aprile 2015 at 12:09La ricetta ha tutta la fantasia vivace, la bellezza mai banale e l’energia fatta di sorrisi che ti contraddistinguono, amica!
Ho adorato leggere il tuo racconto e non vedo l’ora di poter vivere in prima persona questa esperienza a settembre.
Ti stringo forte frte
Giulia
14 Aprile 2015 at 12:22Che giornata bellissima, spero di farla anch’io a settembre, un racconto bellissimo e delle foto strepitose!
Una ricetta veramente golosissima!!! “rubacchio”!
un abbraccio grande grande
raffaella
14 Aprile 2015 at 12:44ma idea carinissima! però le uova di quaglia mi stanno ossessionando dal tuo aperitivo di Pasqua ifood…..al super le avevano finite! ora ci riprovo 🙂
e che bella giornata dev’essere stata ai caseifici….invidia pura!
bacio
raffaella
Erica Di Paolo
14 Aprile 2015 at 14:54Vabbè Cristina, questa è una chicca da paura!!!!! Molto chic, molto intensa e molto appagante. Un’idea da sballo, come da sballo dev’essere stata la tua esperienza. Complimenti di cuore, davvero. Sono sbalordita dall’originalità e dalla bontà di questi sapori.
elisa
15 Aprile 2015 at 10:54bellissimo rivivere ancora quella giornata!
e mi ha fatto venire fame.. e non sono nemmeno le 11.00!!!!
ciao
elisa